“Il Diavolo veste Prada 2” verrà rovinato dagli spoiler? Quando si gusta troppo l’attesa, il momento vero rischia di arrivare già consumato
Ce ne vuole, oggi, per trasformare un film in un blockbuster. Se anche solo un decennio fa bastava qualche trailer piazzato nel posto giusto e dei poster, oggi l’uscita del film è una complessa liturgia: la prémiere si è trasformata in un tour mondiale con decine di red carpet, circolano i pettegolezzi sugli screen test e le loro pre-recensioni, le interviste al cast che precedono e succedono l’uscita del film devono circolare per tutto Internet e creare nuovi momenti virali e via dicendo. Sopratutto, però, la nuova norma sono le anticipazioni dal set, gli spoiler che mostrano in anteprima e senza contesto i segreti di lavorazione di un film gettandoli a una folla la cui pressione, a volte, finisce pure per convincere i produttori a operare correzioni di tiro. Ma per l’attesissimo seguito de Il Diavolo Veste Prada l’asticella del guerilla marketing è ancora più alta: è stata Anne Hathaway ad aprire le danze con un video in cui si preparava per andare sul set con un maglione ceruleo, riferimento alle prime scene del film originale; sono seguiti diversi post dei look di Hathaway, tre dei quali pubblicati da lei stessa e poi nuove foto dal set che includevano Stanley Tucci e ovviamente Meryl Streep. La macchina dell’hype online si è avviata: si bisticcia già sulla plausibilità dei look di Hathaway, sui dettagli della trama basata sul romanzo Revenge Wears Prada, sulla stylist del film che non è più la leggendaria Patricia Field ma qualcun altro – stando alla informatissima Rachel Tashjian-Wise si tratta di Molly Rogers e Danny Santiago, ovvero il duo dietro i costumi di And Just Like That. A buttare ironica benzina sul fuoco, su Twitter è partito un meme in cui le foto di diverse celebrity irrelate alla trama (Adele, Zayn Malik, Justin Bieber, Selena Gomez e via dicendo) sono presentate come foto dal set del film – l’hype è già scaduto nella parodia. Ma proprio questa parodia ha centrato il punto: tutte queste anticipazioni non finiranno per rovinare il film?
I feel like I’ve already seen too many scenes from The Devil Wears Prada 2. Can we keep the rest as a surprise please pic.twitter.com/pfw4e9sCXU
— juIia (@rosesforwIne) July 23, 2025
Al di là del banale discorso degli spoiler un po’ forzati, specialmente per quanto riguarda gli outift, che rovinano l’effetto sorpresa del film sullo schermo, dato che quando finalmente lo vedremo l’impatto dei look sarà già diluito dal fatto di averli visti, il problema principale che si può notare è come il teasing si sia trasformato immediatamente in provocazione e ragebait. Basta, per capirlo, la caccia al costumista che è partita online, con diversi commenti che già se la prendono con Molly Rogers e Danny Santiago senza che nemmeno il loro ruolo sia stato confermato. Ma se i dettagli su chi selezione quali costumi per quale personaggio non bastasse (il discorso è per sua natura limitato alle supposizioni) il punto in cui il dibattito inizia a diventare tossico è quello in cui riviste e media di settore come Vogue o Harper’s Bazaar hanno già pubblicato articoli intitolati “Tutti gli outfit visti sul set…” con cinque degli outfit già pienamente decostruiti e analizzati pezzo per pezzo. Come sempre, su Internet, non ci si può esimere dalle lamentele: ecco dunque chi dice che il tal personaggio non indosserebbe mai un certo look, chi già si dichiara poco colpito, chi si lagna dell’acconciatura di Meryl Streep. È chiaro che a questo meccanismo lavorano, da un lato, la produzione stessa attraverso i social di Anne Hathaway che è la prima promotrice del film e, dall’altro, quell’ecosistema digitale di paparazzi digitali e media istituzionali che, nella frenetica ricerca di interazioni e numeri social, getterebbe in pasto a un pubblico sempre più famelico anche i propri familiari per qualche click in più. È la macchina dell’hype che, come tante altre macchine sempre accese, finisce per inquinare il vibe.
@ideservecouture What is Andy wearing so far in The Devil Wears Prada 2? #devilwearsprada #annehathaway #fashion #andreasachs Vogue (Edit) - Madonna
E il fenomeno non è limitato solo a questo film: le foto dal set della nuova serie di Ryan Murphy su Carolyn Bessette-Kennedy, ad esempio, sono finite in mezzo a una bufera di bullismo online quando si sono diffuse foto della protagonista sul set che si sono poi rivelate come scatti tra una ripresa e l’altra e dunque con un outfit incompleto che aveva fatto arrabbiare i fan per nulla; con la serie di Harry Potter già in produzione e che ha attirato i commenti più orribili e velenosi verso l’intero cast; e questo senza menzionare l’infernale produzione di Biancaneve della Disney dove ogni foto dal set creava una tale baraonda che gli stessi studios hanno dovuto rilavorare intere sezioni del film tre volte, portando a un ritardo nell’uscita e a un clima del tutto tossico intorno alla pellicola che ne hanno causato il flop e il review-bombing da parte degli odiatori di professione. Il meccanismo è alquanto tossico dato che, ad esempio, l'impatto che nel film originale aveva l'ingresso di Anne Hathaway in ufficio post-trasformazione era effettivamente una sopresa e se come pubblico avessimo avuto l'opportunità di discuterlo prima il momento sarebbe stato molto depotenziato. Tanto più che questo nuovo film, che ha creato per una generazione il mito del lavorare nella moda, è stato sì desiderato dal pubblico e ha certamente la possibilità di raccontare il mondo della moda dopo la rivoluzione digitale ma arriva già come ipotesto che deriva da un pre-testo (e cioè il film originale) ed è dunque privo di quella piena autonomia culturale, in quanto il suo impatto dipende da quello di un film originario. In breve, semanticamente parlando, il film parte già con un fisiologico svataggio.
the devil wears prada: 2006 vs 2025
— mary morgan (@maryarchived) July 23, 2025
look at what they’ve done to my girl andy pic.twitter.com/silcZ8KYCS
Il problema è sempre lo stesso: la fame di anticipazioni e di dibattiti che ha il pubblico, una certa ansia performativa da parte delle produzioni e una popolazione di media che ci induce a sperimentare il film in anticipo, spezzettandolo in mille foto, pettegolezzi e anticipazioni dal set sta rubando la magia di molti film. Non aiuta nemmeno che il pubblico proietti molte delle proprie aspettative sul film: nel caso de Il Diavolo Veste Prada 2 pare che ci si attenda l’impossibile perché il film uscito vent’anni fa ha avuto un impatto veramente generazionale e dunque sarà impossibile accontentare tutti ovunque. Peccato però che quando il primo film uscì il rapporto che avevamo col cinema era quello di semplici spettatori: nel 2006, abbiamo guardato Il Diavolo Veste Prada in modo diretto e senza un’eccessiva mediazione interpretativa. L'esperienza di questo sequel, invece, è già preceduta e mediata da una costellazione di anticipazioni come appunto i trailer, gli spoiler, le foto dal set e i dibattiti online che costituiscono ciò che in semiotica si chiama un paratesto espanso che crea già una sorta di "filtro mediatico" che ci condizionerà al momento di sederci in sala. Questa sovrabbondanza di significati pregressi genera una forma di ipersemiosi, ovvero una produzione di senso preventiva che anticipa e in parte sovrasta il film in se stesso, trasformando l'effettiva visione in una verifica di aspettative precostruite, piuttosto che in un incontro autentico con il film come qualcosa di autonomo. E dunque la domanda è: siamo tutti trepidanti per il sequel di un film leggendario o stiamo solo cedendo alla masochistica tentazione di programmare la nostra delusione?